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L'osteopatia contro ansia e stress

Siamo giunti al terzo capitolo della rubrica La mente errante, lo spazio dedicato al benessere psicofisico nel quale vi proponiamo una serie di approfondimenti e interviste relative alla delicata e attuale tematica dei disturbi legati all’ansia; consigli, pratiche di meditazione ed esercizi di respiro per vivere le giornate con consapevolezza, allentando la morsa che l’ansia e lo stress possono stringere sulla nostra quotidianità.


Nel primo articolo della rubrica vi abbiamo presentato i due corsi di yoga e meditazione pensati proprio per combattere ansia e stress che, vi ricordiamo, potrete acquistare con uno sconto del 10% utilizzando il Coupon della redazione Vervene.it! Qui tutte le informazioni.





È importante ora fare il punto:


questi due corsi, realizzati dall’insegnate di yoga Miriam Galli, e integrati alla lettura delle interviste di approfondimento della redazione sulla tematica dei disturbi d’ansia, possono davvero aiutare chi ne soffre ad acquisire maggiore consapevolezza, fornendo conoscenza e spunti su come agire in tal caso, insegnando la fiducia e la positività e riportando benessere nella vita di tutti i giorni.


Per lo speciale di oggi cediamo la nostra penna al Dott. Andrea Trincossi, Osteopata e Fisioterapista che ci racconterà l’ansia e lo stress da un punto di vista fisico e muscolare, suggerendo come una terapia osteopatica possa apportare preziosi benefici.


Terapia Osteopatica per combattere ansia e stress


Nel nostro panorama culturale la parola “stress” ha un’accezione negativa, senza la reazione di stress tuttavia, probabilmente la vita non si sarebbe sviluppata.


La ragione di tanto astio nei confronti dello stress è che quotidianamente ciascuno di noi affronta situazioni potenzialmente pericolose o quantomeno rischiose, dagli ambienti poveri di cibo alle forti pressioni lavorative a cui molti di noi sono sottoposti. Tuttavia è soprattutto il modo in cui si affrontano gli eventi a creare i veri problemi, perché lo stress è “semplicemente” una risposta fisiologica che scatta quando l’organismo percepisce un potenziale pericolo, sia esso fisico (carenza di cibo, freddo ecc.) o psico-sociale (lite, aggressione, lavoro eccessivo ecc.), e il cui scopo è essenzialmente farci sopravvivere all’evento.


Ma se uno stress acuto o limitato nel tempo rende possibile la crescita, l’apprendimento di nuove abilità o conoscenze e l’adattamento all’ambiente, uno stress cronico ossia duraturo nel tempo a causa dell’essere immersi in una situazione in cui non si può né lottare né fuggire e in cui non vi è un supporto socio-emozionale adeguato (amici, famigliari, partner ecc.) destabilizza la nostra salute. L’effetto può essere così intenso che lo stress può divenire tossico. A cosa è dovuta questa tossicità o, in altre parole, cosa accade quando lo stress diventa tossico?


In sintesi, tramite neurotrasmettitori e/o ormoni quali noradrenalina, cortisolo, sostanza P ecc., una reazione di stress protratta nel tempo causa la secrezione di numerose citochine infiammatorie che se in acuto proteggono l’organismo, nel cronico ostacolano la normale fisiologia portando la persona ad esaurire le sue risorse sia fisiche che mentali. L’influenza nervosa sull’immunità è talmente importante che si parla di “infiammazione neurogena” e “neuroinfiammazione”: il sistema nervoso, tramite neurotrasmettitori e neurormoni, può stimolare una risposta immunitaria o impedirne il controllo.


Tutta questa premessa è importantissima in quanto consente di comprendere meglio come una situazione cronica di stress e ansia possa portare a dolori fisici quali problemi muscoloscheletrici, cefalea tensiva, infortuni ripetuti durante lo sport praticato e un senso di stanchezza fisica generale. Infatti il nostro sistema neuroendocrino, mettendo in atto tutti quei meccanismi detti in precedenza in maniera cronica (ormoni, neurotrasmettitori e citochine), provoca dei cambiamenti strutturali ai tessuti fasciali ovvero quei tessuti che ricoprono, nutrono e proteggono i nostri muscoli, le nostre articolazioni, i nervi, i vasi e gli organi interni. In pratica il tessuto fasciale si “irrigidisce” e diventa meno elastico, si disidrata e fa fatica a smaltire le sostanze tossiche del metabolismo cellulare quotidiano con conseguente infiammazione locale, contratture e dolore.


In aiuto a questi problemi possono venire le terapie manuali come l’osteopatia. Infatti il tocco, soprattutto se applicato con diverse modalità così da creare sensazioni inusuali e nuove, può mediare molti effetti importanti per il benessere di una persona, dal riassetto neuro-miofasciale all’innalzamento delle capacità propriocettive (come si percepisce il corpo nello spazio) e interocettive (come si percepisce il proprio corpo, in particolare le sensazioni più interne), con miglioramenti nella formazione dello “schema corporeo” (la propria coordinazione sensomotoria) e dell’“immagine corporea” (come si vede e si pensa sia il proprio corpo). La stimolazione dei meccanocettori fasciali (i recettori sensibili al tocco presenti sulla cute e nel tessuto sottocutaneo) favorisce la consapevolezza del proprio corpo, dei sentimenti viscerali e delle emozioni, in relazione all’organismo e all’ambiente esterno. Spesso i pazienti riferiscono sensazioni quali calore, leggerezza o pesantezza, aumento dello spazio corporeo, senso di benessere generale ed è bene che il terapeuta noti la controparte fisica di tali sensazioni: cambiamenti di idratazione, di temperatura, di colore della pelle, nel ritmo del respiro, nelle espressioni facciali. Molti autori di livello internazionale consigliano di concentrare la percezione del paziente sul proprio corpo, così da migliorare la comunicazione col terapeuta e agire sui possibili correlati cognitivi-emotivi delle tensioni miofasciali.


L’osteopatia poi, può agire anche sul sistema neurovegetativo (quella parte del sistema nervoso che regola i ritmi degli organi, modula la risposta emozionale all’ambiente esterno e la risposta immunitaria): già rilassando la miofascia si ha un feedback sul sistema nervoso autonomo ma con la terapia manuale si può agire su determinate aree del corpo in grado di stimolare la risposta del nervo vago, il quale è un potente controllore del sistema neurovegetativo in grado di spegnere la risposta infiammatoria.


Si può dedurre dunque che l’osteopatia, insieme ad uno stile di vita adeguato, è utile nel regolare situazioni di dolore cronico o acuto e di essere una valida alleata nel controllo dell’ansia e dello stress psichico insieme alla meditazione o alla psicoterapia.

Ringraziamo di cuore il Dott. Trincossi per il suo intervento chiarificatore e con voi care lettrici e lettori, ci diamo appuntamento a venerdì 12 marzo per la terza intervista del progetto in collaborazione in questo caso con la Dott.ssa Nutrizionista Giulia Annovi.


Per contattare direttamente il Dott. Trincossi, per approfondimenti e prenotazioni, ecco l'indirizzo mail: andrea.trincossi@gmail.com


Un saluto affettuoso, Federica e la redazione Vervene.it!

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