Un’estate al mare tra articoli da scrivere, piani editoriali da verificare, lozioni solari, sabbia e vita cittadina, panorami che scaldano il cuore e piedi affaticati da passeggiate in mezzo alla natura. In questo caldo e pieno periodo dell’anno è emersa timida l’idea per un inedito docu-book che attraverso sei capitali Europee, amate e desiderate da molti, vuole intrecciare tre ambiti distinti ma di facile matrimonio: il viaggio stesso, il mondo della moda e la narrativa, intesa come amore per la lettura spensierata. In attesa che il manoscritto venga ultimato, ecco una domanda per riflettere:
Perché l’uomo ama viaggiare?
La risposta sembriamo darcela ogni volta che curiosi ed emozionati saliamo a bordo di un aereo alla volta di mete esotiche, tranquille o ancora cittadine. Le emozioni prendono il sopravvento, così come l’entusiasmo nello scoprire i segreti di una città che fino a quell’istante conoscevamo solo grazie alle riviste di viaggio, ai reportage di pratici giornalisti o grazie alle immagini accattivanti che influencer e blogger da tutto il mondo postano condividendo gli attimi più avventurosi, originali e seducenti delle loro mille e più vicissitudini. Fino all’istante prima in cui i nostri piedi poggiano sulla superficie della meta prescelta, la fantasia, o quel che ne rimane, ci spinge a creare immagini nella mente, situazioni definite che aspiriamo a vivere in vacanza, ci introduce a luoghi splendidi che abbiamo probabilmente già adocchiato durante la preparazione dell’itinerario, facendoci guidare da ciò che ha colpito e fatto innamorare altri turisti prima di noi. Ma un saggio disse che la magia del viaggio sta nella sorpresa, nell’impreparazione su ciò che stiamo per vivere, assaporare, contemplare e sentire. La magia del viaggio risiede innocente nelle peripezie che ci immaginiamo di vivere senza averle precedentemente pre-vissute tramite social, riviste e guide. Qual è la verità dunque? Cos’è giusto fare prima di una vacanza? Prepararsi studiando e sfogliando libri e facendo scorrere intere gallerie fotografiche? O al contrario, per godere appieno del punto d’arrivo, sarebbe meglio tappare orecchie e occhi in attesa di essere noi stessi autori della nostra vacanza?
Le opinioni si accavallano, le testimonianze cozzano, le esperienze anch’esse trovano discordia, forse perché ognuno è destinato a costruirsi la sua propria opinione a furia di provare e riprovare, confrontando le varianti, stimando pro e contro fino a sviscerarli di ogni dubbio e partorire un’idea.
Di base nel viaggio c’è sempre e comunque magia, lo conferma il fatto che nonostante un individuo si sia recato infinite volte nella città del cuore, continui a scoprirla e ad innamorarsene, volta dopo volta.
Sarebbe forse idilliaco immaginare di essere guidati in un viaggio (in modo da poter raggiungere la base della vacanza con qualche dritta e una minima essenziale preparazione su ciò che potrebbe capitare) in modo non invadente, un modo che possa offrirci la possibilità di viverlo con la nostra unica e particolare personalità, lasciando in noi stessi sufficiente spazio per costruire la nostra idea di vacanza in ogni meta? In altre parole, esiste una via di mezzo tra la troppa informazione e l'assenza totale di essa?
La risposta è sì, esiste un modo, e consiste nel porsi con il giusto equilibrio, consiste nel saper mediare.
Cosa si intende con “saper mediare”? Bisogna in effetti fare una premessa, una netta distinzione tra i concetti di turismo e viaggio. Il primo è senza alcun dubbio il più diffuso nonché il più amato dall’uomo. Viaggiare in versione turista è la scelta che i più prediligono e, secondo alcuni tra gli illustri patrocinatori che nel corso degli ultimi anni hanno valorizzato tale tema con i loro pensieri, i motivi sono principalmente due: il turismo regala comfort e sicurezza, proprio perché “confeziona” un’esperienza già testata e la vende. Ma è davvero possibile vendere un’esperienza?
Il turismo lo fa, lo fa in quanto impresa collaudata, e si può dire che lo faccia in modo impeccabile perché, chi ama viaggiare senza problemi, in effetti, scegliendo un pacchetto turistico su misura, non ne incontra.
Il concetto di viaggio invece si distanzia molto dal suo compagno, viaggiare significa innanzitutto e soprattutto imparare. Imparare ad avere fiducia nei confronti del prossimo per esempio, sì perché quando si parte alla volta di una destinazione, con null’altro se non degli appunti sulle tappe must e una prenotazione per le prime notti, occorre letteralmente mettersi nelle mani degli uomini che si incontreranno lungo la strada. Ci si dovrà affidare ai loro suggerimenti e al loro modo di vedere le cose. Oltre a riscoprire cosa sia davvero la fiducia, un viaggio ti permette di imparare ad adattarti, e di conseguenza ed essere paziente, disponibile e capace di rielaborare e ri-arrangiare una situazione. Il viaggio è esplorazione nuda e cruda e, in quanto tale, non è perizia di tutti.
In conclusione riconosciamo che lo strumento più importante in un viaggio, che sia all’avventura o turistico, siamo noi. Noi che ci protendiamo verso la nostra meta, pronti ad accoglierla in qualsiasi sua forma, senza giudicarla prematuramente e limitandoci a viverla così che lei vuole essere vissuta.
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