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La Giornata Mondiale degli Oceani



L’8 giugno si celebra la Giornata Mondiale degli Oceani e oggi, 5 giugno, quella dell’Ambiente. Due ricorrenze che dovrebbero invitarci a riflettere passando dalle parole ai fatti.


Il tema odierno dedicato all'ambiente è l’inquinamento atmosferico, considerata ad oggi come una delle più drastiche e mortali minacce per la salute dell’uomo. Ma quello atmosferico non è certo l’unico inquinamento di cui dovremmo preoccuparci, anche l’acqua vive la medesima situazione passando da quella meravigliosa ed immensa distesa blu di vita, ad un altrettanto immensa discarica a cielo aperto.


Discarica indovinate di chi? Dell’uomo.


Cari lettori, l’argomento in questione è imprescindibile, in questo speciale vi presenteremo la situazione attuale dei mari e degli oceani, dunque i fatti nero su bianco, le conseguenze di questi ultimi e le soluzioni che ciascuno ha a portata di mano.

Qualche istante di lettura per una maggiore consapevolezza e conoscenza della questione inquinamento; leggiamo insieme?


Bene, cominciamo.


Gli oceani coprono quasi ¾ dell’intera superficie terrestre, questo fattore innegabile non può essere ignorato in quanto testimonia l’essenzialità dell’acqua per il pianeta che, senza di essa, non può sopravvivere.


“L’oceano è il cuore del nostro pianeta” incalzano le Nazioni Unite.


Per non lasciare alcun dubbio ci chiediamo: “perché gli oceani sono fondamentali?” e ci rispondiamo subito:


- Sono il sistema respiratorio della terra: producono circa il 50% dell’ossigeno terrestre ed assorbono circa il 30% dell’anidride carbonica.

- Regolano clima e temperature rendendo la nostra amata Terra adatta a diverse forme di vita.

- Sono a dir poco essenziali per l’economia globale, basti pensare che il 90% del commercio globale avviene tramite trasporto marino; ancora i cavi sottomarini garantiscono il 95% delle telecomunicazioni globali; 13 delle 20 megalopoli del mondo sorgono proprio in zone costiere; la pesca e l’acquacoltura forniscono lavoro a 4,3 miliardi di persone; e ancora il turismo costiero è il maggiore settore di mercato nell'economia mondiale.

- Sono altresì essenziali per il benessere della società e qui vale la pena spendere qualche parola in più, infatti, cari lettori, non dobbiamo scordarci che il 40% circa della popolazione mondiale vive entro 100 km da mari e oceani. Sembra poco rilevante non è vero? Invece è un dato prezioso perché conduce ad annesse riflessioni, per esempio il fatto che, per questo 40% della popolazione, le attività economiche costiere sono vitali; garantiscono l’occupazione di milioni di persone e forniscono opportunità d’oro per l’emancipazione e l’occupazione delle donne nei paesi in via di sviluppo. Questo perché le donne rappresentano la maggiore forza lavoro per attività come la pesca marina e l’acquacoltura. Ma non è tutto, sempre questo 40% della popolazione, risulta vulnerabile agli impatti del cambiamento climatico su mari e oceani che, si voglia o no riconoscere, sono già in atto. Pensiamo ad uragani e cicloni, all'acidificazione oceanica e all'innalzamento del livello dei mari e a questo aggiungiamo una fotografia a dir poco spaventosa che prevede entro il 2050 massivi sfollamenti causati proprio dagli impatti negativi del cambiamento climatico: da 50 a 200 milioni di persone in tutto il mondo saranno sfollate.


Dunque qual è la conclusione?


È sempre la medesima, ossia che la sanità degli oceani è fondamentale per la sopravvivenza del pianeta, dell’economia e della società.


È interessante, a tal proposito, conoscere l’obiettivo 14, “La vita sott'acqua”, adottato dalle Nazioni Unite nel 2013 che sollecita tutti, civili e governi, a conservare ed utilizzare in maniera durevole gli oceani, i mari e le risorse marine, al fine di uno sviluppo sostenibile. Questo accadeva nel 2013.


Ad oggi corre l’anno 2019 e la situazione non sembra aver fatto importanti passi avanti. Ve ne proponiamo una veloce fotografia:


Circa 86 milioni di tonnellate di plastica navigano indisturbate nei nostri oceani, questo perché i rifiuti, se non correttamente smaltiti, prima o poi finiscono in mare. Di questi, buona parte si deposita sui fondali, altri feriscono, uccidono e deformano gli animali marini, altri ancora tornano al mittente e, sospinti dal movimento delle onde, sporcano spiagge e zone costiere.


Ma non è solo la plastica il problema, insieme a lei anche i rifiuti dei pescatori, le sostanze chimiche e il petrolio incidono sul già grave inquinamento.


Appare utopistico sperare in un cambio di rotta decisivo, tuttavia non è ancora troppo tardi, abbiamo ancora tempo per ri-trasformare i nostri oceani in habitat puliti e sani, cominciando proprio con piccole azioni responsabili quotidiane alla portata di tutti:


- Stop alla plastica monouso: posate, bicchierini, cannucce, bastoncini mescola bevande e l’elenco potrebbe continuare. Cessiamo di acquistarli in plastica, sul mercato sono già disponibili in versione alterativa.


- Informiamoci, leggiamo e prendiamoci l’impegno di smaltire correttamente i nostri rifiuti.


- Sosteniamo chi già si batte contro l’inquinamento dei mari.


I cambiamenti di comportamento non sono semplici cari lettori, ciascuno di noi ne è ben consapevole, ma sono importanti e possono davvero fare la differenza riducendo notevolmente l’impatto ambientale personale. Certamente sarebbe ancora meglio se tutti, produttori, consumatori e legislatori, lavorassimo insieme. Ciò che è certo è che, una vita consapevole e rispettosa dell’ambiente, sarebbe il regalo più prezioso che potremmo farci.


Approfondimenti a tema Riscaldamento Globale a questo link.

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